Lunga strada rettilinea tracciata già al tempo (prima metà del XVI secolo) dell’addizione erculea che ampliò la città a nord, via Ganaceto venne rivista da Francesco III a patire dal 1772, nel contesto dei grandi rinnovamenti urbanistici che interessarono la città sotto il suo ducato.
Lasciando via Emilia°° (proprio di fronte a palazzo Solmi), la strada incrocia presto via del Taglio, animata via di negozi e caffè; sulla sinistra si apre la piazza della Pomposa°. Al numero 93, la casa in cui morì, nel 1822, Paolo Ruffini, insigne matematico la cui regola per scomporre i polinomi è ampiamente studiata nei licei. Si incontrano poi al n° 95 casa Luigini, del primo Novecento, con balconcino in stile medievale-veneziano e, subito oltre, l’enorme palazzo Moreni-Giacobazzi, risalente al XVIII secolo, già per lungo tempo istituto di suore Orsoline e liceo classico.
Oltre l’incrocio con corso Cavour, a destra, palazzo Molza (civico 134). Qui, in questo palazzo a un solo piano riccamente decorato negli interni (bellissimo il salone delle feste, con quadrature raffiguranti rovine e capricci architettonici), si fermò per ben tre mesi – dal 17 agosto al 13 novembre 1859 – Giuseppe Garibaldi.
Sulla sinistra, al n° 121, palazzo Campori, articolato complesso con cortile del primo Ottocento, già sede della galleria d’arte del marchese, oggi donata alle esposizioni dei Musei Civici°°. Gli ospiti illustri accolti nel Palazzo furono tanti, da Napoleone a Cosimo III dei Medici, da Federico IV di Danimarca ai Re d’Italia Vittorio Emanuele II e Umberto I.
In fondo alla strada, a sinistra, la chiesa dei Cappuccini con l’annesso convento dei frati, presenti in città sin dal 1565, quando furono chiamati dal grande cardinale Giovanni Morone.