La chiesa, comunemente detta del ‘Paradisino’ (dal nome di una fonte d’acqua, pare la migliore di tutta Modena), venne edificata a partire dal 1596 dal modenese Giovanni Guerra e successivamente modificata nel XIX secolo per volontà del Duca Francesco V.
L’interno – a navata singola – si caratterizza per un variopinto soffitto a cassettoni del primo Seicento realizzato da Camillo Gavasseti. Nel primo altare a sinistra un’Annunciazione secentesca di Ercole dell’Abate; nel quarto, presso il transetto, inserito in un altare dorato di eccezionale ricchezza, di Giacinto Garofalini (primo ‘700), Santa Teresa con S. Giuseppe e S. Paolo; accanto al pilastro, un bassorilievo di marmo del Trecento di una Madonna col bambino. A destra, invece, del XVII secolo: al primo altare San Gioacchino e Sant’Anna di Paolo dell’Abate; al quarto, entro altare dorato, Ritratto di San Giuseppe attribuito ora al decoratore del Palazzo Ducale di Sassuolo Giovanni Boulanger (da cui i colori sgargianti) ora a Michele Desubleo.
La chiesa è attualmente fruita dalla comunità cattolica della tradizione ucraina: per questo la zona del presbiterio è occupata da una grande icona dorata tipica della religiosità orientale.