Sede di una delle prime comunità monastiche modenesi a partire dal 996 – quando ancora si trattava di un cenobio fuori dalle mura della città – la grande chiesa di San Pietro custodisce preziose opere del Rinascimento modenese.
La straordinaria facciata in cotto venne iniziata nei primi del Cinquecento (la consacrazione è del 1518) e presenta bei portali in marmo sormontati da rosoni e interessanti rilievi con soggetti marini e mitologici realizzati dai fratelli Bisogni. Dinanzi alla chiesa si segnala la colonna detta Croce di San Pietro, antecedente il Mille come il convento, forse la più antica testimonianza cristiana rimasta a Modena. Dell’esterno notevoli altresì sono i fianchi, visibili dagli adiacenti cortili del monastero, con particolari finestre ogivali binate, e la zona absidale, con lo splendido campanile a vela eretto nel 1629.
Nell’interno, a cinque navate (benché le laterali siano concepite come cappelle), sono da notare le sei statue nella navata centrale di Antonio Begarelli risalenti al XVI secolo (S. Francesco, Madonna, S. Pietro; S. Bonaventura, S. Giustina, S. Benedetto); Le nozze di Cana sulla controfacciata di Ettore Setti (1589); le acquasantiere del 1586 e, più avanti, sulla sinistra, il meraviglioso organo dipinto e ancora funzionante di Giovan Battista Facchinetti datato 1524 (con decorazioni di Giulio Taraschi).
Quanto alle cappelle di destra: nella prima, una Sacra Famiglia della bottega di Gian Gherardo delle Catene, una tela settecentesca di Carlo Rizzi e un fonte battesimale in marmo del primo Cinquecento; nella seconda, Pietà di Pellegrino Munari; nella quarta, Maddalena forse dello Scarsellino; nella sesta e settima, tele di Gian Gherardo delle catene; nell’ottava, Beata Vergine del Giglio. A destra del transetto, il cosiddetto Altare delle statue del Begarelli (metà XVI sec.) funge anche da tomba dell’artista; a destra del presbiterio, cappella del Sacramento con commovente Pietà, sempre del Begarelli, e tele di Ludovico Lana (Martirio), Carlo Rizzi e Giulio Taraschi.
La prima eccezionale cappella di sinistra, vicino all’ingresso, contiene affreschi e tela cinquecenteschi di Ercole dell’Abate. In molte cappelle laterali sono da notare inoltre i begli altari decorati in scagliola. A sinistra del presbiterio, nella cappella riccamente stuccata, San Mauro e San Benedetto del primo settecento di Van Ghelder. Sulla parete del transetto, una piccola lapide ricorda la tomba del poeta modenese Alessandro Tassoni (1565-1635, autore del poema eroicomico La secchia rapita).
Molto interessante la zona del presbiterio, con eccezionale coro intarsiato e leggio cinquecenteschi di G.F. Testi e tela di Francesco Stringa (Martirio dei Santi Pietro e Paolo). La sacrestia è del Cinquecento, affrescata da Girolamo da Vignola, come del ‘500 sono i suoi banconi (vedere Convento di San Pietro°).