La chiesa di San Biagio è inconfondibile per via dei contrafforti che si affacciano sulla via Emila°°. Presente già dal Trecento per i Padri Carmelitani che la officiavano, fu riedificata negli anni 1649-65 su disegno di Cristoforo Malagola, meglio noto con il soprannome di Galaverna.
L’interno è a una sola navata, ma sulle pareti laterali sono presenti sei altari per lato inseriti in altrettante arcate. A destra, nella terza, Sant’Alberto di Sicilia calpesta il demonio di Dosso Dossi o Gian Gherardo delle Catene (1530); pulpito del XV secolo in marmo rosso veronese; Crocifisso del Seicento di G.Rossi e tela ottocentesca del Beroaldi con i Santi Patroni della città Geminiano, Contardo e Omobono.
A sinistra, tela sul fonte battesimale di Domenico Carnevali (XVI sec.); sepoltura del celebre musicista modenese del Cinquecento Orazio Vecchi (1551-1605); San Giuseppe col Bambino e Santa Teresa di Giambettino Cignaroli; Madonna col bambino del Preti; altare del 1672 di Tommaso Loraghi e dipinto di Francesco Vellani con San Giovanni della Croce.
Molto interessanti sono soprattutto gli affreschi di cupola e catino absidale, di metà Seicento, opera di Mattia Preti (detto il Calabrese), allievo a Roma del Guercino. Sui pennacchi della cupola i quattro Evangelisti, nella calotta Il Paradiso, nel catino un’originale Concerto d’angeli. L’altar maggiore è di legno dorato; sotto la cantoria, la tomba del nobile Furio Molza; alla parete del coro, Annunciazione di Giovanni Battista Codebò (ante 1596). Nella chiesa è sepolto anche il noto plastico modenese della fine del Quattrocento Guido Mazzoni.
Entrando da via del Carmine, a sinistra della chiesa, o accedendovi a sinistra del transetto, si giunge nel romantico chiostro del XV secolo, caratterizzato dalla successione dei capitelli marmorei. Presso una parete, Madonna con Bambino in mandorla e San Martino del Trecento, recentemente rinvenuta. Nella bellissima sacrestia, ricchi armadi in noce e volta di Girolamo Curti, con interventi di Michele Colonna e Agostino Mitelli, ritraente Elia e il carro infuocato; sulla parete est si apre la cappella di Sant’Angelo, degli stessi. Presso la Sala del Capitolo, infine, un bel soffitto a cassettoni dorato e la Madonna del latte attribuita a Tommaso da Modena (XIV secolo).
[Le immagini da 1 a 5 e 27 sono di Stefano Villani (Archivio Fotografico del Museo Civico d'Arte di Modena)]