Dopo il Secondo Concilio Ecumenico Vaticano, l’ecclesiologia riformata (la Chiesa come “popolo di Dio” piuttosto che come “primato dell’istituzione”) ha spinto le Conferenze Episcopali a dettare nuove regole per gli edifici ecclesiastici. Progettata nei primi anni duemila dall’architetto Mauro Galantino, che vinse il concorso indetto dalla CEI, la chiesa è uno straordinario esempio di arte contemporanea minimalista.
L’esterno è interamente bianco, dominato da un alto campanile che pende su un ampio sagrato. L’interno non ha nulla a che fare con le comuni chiese: i banchi sono disposti lungo un’ellisse e si fronteggiano (simbolo della comunione dei fedeli); l’altare è posto da una parte e l’ambone – a forma di ‘montagna’, su due livelli – da quella opposta; il fonte battesimale apre una via d’acqua che circonda un lato della costruzione; dietro la parete principale si apre un suggestivo orto degli ulivi; le grandi e potenti canne dell’organo risaltano sulle altrimenti scarne superfici monocrome.
Appese alle pareti stanno opere del pittore olandese Bert van Zelm.