Corso Canal Grande °°

La Guida di Modena

Corso Canal Grande °°

 

dai Giardini Ducali a Via Mascherella
 

Corso Canal Grande è, secondo alcuni, una delle più belle strade d’Italia. Si tratta di una prospettiva lunga quasi un chilometro che taglia la città in senso nord-sud, pressappoco nel punto dove sorgevano le mura occidentali della città romana. I palazzi che vi si affacciano, pubblici e privati, sono imponenti e di grande rilievo storico.
Lasciando la meravigliosa palazzina dei Giardini°° alle spalle, oltrepassata la cancellata del parco e l’incrocio con Corso Cavour, si incontrano alla propria sinistra le Scuderie Ducali, oggi utilizzate dall’Accademia Militare. A destra, invece, il lato orientale del Palazzo Ducale°°, con finestre timpanate e terrazze, preceduto da un ampio giardino a uso dei Cadetti.
Dopo l’incrocio con via San Giovanni del Cantone, l’edificio giallo sulla sinistra è Palazzo Tardini, già convento delle Sacre Stimmate di San Francesco; quello rosso alla sua destra è invece il Sassoli de’ Bianchi, la casa natale del famoso architetto ducale Francesco Vandelli (1795-1856).
Poco oltre, al n° 103, palazzo Santa Margherita° ospita la Biblioteca Civica Antonio Delfini, la maggiore in città (nonché il Museo della Figurina e la Galleria Civica). Dal suo angolo sinistro si diparte via Carlo Goldoni, con il busto del commediografo di origine modenese.
Al civico 90, la casa di Ciro Menotti: da qui, il 3 febbraio 1831, sotto i colpi dei cannoni dei dragoni ducali che sparavano dalla strada, il patriota scappò (gettandosi dalla finestra sul retro: si può ancora vedere la cappellina sul cui tetto atterrò) sperando di non essere catturato.
Al numero 88 palazzo Calori Cesis (o Cesi Cionini) è della fine del Settecento (progetto di Andrea Tarabusi): voluto dal conte Ferdinando, la sera è possibile intravedere i meravigliosi soffitti affrescati del piano nobile. Di grande rilevanza sono, all’interno, l’androne e lo scalone monumentale.
A destra, sempre scendendo verso sud, il Teatro Comunale Luciano Pavarotti°°, con il bel portico sovrastato da balcone.
Sempre dal lato destro, al n° 81, palazzo Sabbatini Carbonieri, oggi Procura, risale al XVIII secolo: pregevoli la corte con le statue dei fiumi Secchia e Panaro, lo scalone con gli affreschi di Francesco Vellani e le decorazioni (visibili talvolta dalla strada) dei soffitti del primo piano, nei toni dell’oro. Curiosa anche lo scorcio del retro, dallo stretto vicolo Venezia.
Al numero 84, la sede modenese della Banca d’Italia è ospitata nel palazzo che confina con via delle Carmelitane Scalze, passaggio conducente al piacevole piazzale Boschetti. Sulla destra, invece, il palazzo con le lesene è il Palazzo di Giustizia, costruito nel Seicento ad opera del celeberrimo architetto Guarino Guarini (dell’epoca la facciata e il bel cortile interno) come convento dei frati Teatini, ordine che fece erigere l’attigua chiesa di San Vincenzo°°.
Al civico 73 si segnala una bottega storica: dei due barbieri, tuttora attivi, infatti, si serviva Enzo Ferrari – da cui i particolarissimi arredi interni in tema. In angolo con via Emilia, sulla sinistra, il palazzo con i portici in pietra scura fu per lungo tempo occupato dalla Banca Popolare di Modena; oggi attività commerciale, conserva un originale interno a doppio volume e un notevole scalone.
Sulla destra, invece, all’incrocio, il palazzo Marchisio-Rossi Barattini, del Settecento, ha decori alle finestre, meravigliosi soffitti e un bel balconcino; oltre la via Emilia°°, l’estremità orientale del Collegio San Carlo°°, con il lungo portico ricurvo.
Nella parte sud di Corso Canal Grande di segnalano invece, al n° 30, il palazzo del Principe Foresto (dal nome del figlio del principe Borso d’Este, che fece progettare la residenza a Pietro Termanini, nel Settecento), sede di una sorte di corte parallela a quella ducale ai tempi del principato. Qui furono ospitati Papa Leone X, Francesco I di Francia, Lorenzo de’ Medici e Vittorio Emanuele II di Savoia. La casa al numero 27 era invece quella di Chiara Marini, l’amante del Duca Ercole III, che veniva a trovarla di nascosto dalla moglie Maria Teresa Cybo Malaspina.
Poco più avanti, la casa natale del patriota ottocentesco Nicola Fabrizi. Al civico 20, il rinascimentale palazzo Seghizzi Coccapani (già attribuito a Jacopo Barozzi detto il Vignola) e la chiesa di Santa Maria delle Assi. Infine, sulla sinistra, Palazzo Schedoni: un tempo convento annesso alla chiesa di Santa Maria, venne riedificato alla fine del Settecento su progetto di Giuseppe Soli per Caterina Bonafini, cantante il cui salotto culturale era uno dei meglio frequentati in città. A chiudere trasversalmente la strada, all’incrocio con via Mascherella (su cui, al numero 11, si affaccia palazzo Giovanardi, dell’architetto Francesco Vandelli), palazzo Marchetti o del Belvedere, costruito a partire dal 1780.