La chiesa venne costruita all'inizio del XVIII secolo. La facciata è in sobrio laterizio, ma ben proporzionata, con un unico portale, sopra il quale sta la scritta, presente anche su altre chiese modenesi, «non si pongono arme de’ morti» (il che significa che non era possibile seppellirvi morti con apposizione dei relativi stemmi familiari). Il campanile, visibile dal retro, è del 1451.
L’interno è molto ricco e di notevole interesse per i fedeli. A navata unica, con soffitto dipinto dal Forti nell'Ottocento, vi si aprono due cappelle e due cappellette per lato, tutte occupate da pale d’altare inserite in ricche cornici. Sulla sinistra, San Geminiano offre Modena alla Madonna, di G.B. Codebò (1600); la cappella di San Geminiano è stata recentemente restaurata e conserva una statua del santo dell'Ottocento. La chiesa è in effetti sede della millenaria Confraternita del Santo Patrono. La prima cappelletta, sempre a sinistra, invece, contiene ben visibile una reliquia di eccezionale valore: la perfettamente conservata maschera funebre di Sant’Antonio da Padova, morto il 13 giugno 1231. Sulla destra, le tele sono di autori del XVII secolo.
Il coro, opera di Sante Giovanardi, è del 1750 circa. Il dipinto dell'altare è una Madonna del modenese Francesco Vellani (1724).